domenica 25 gennaio 2009

Parliamo di musica nella liturgia oggi

Vorrei iniziare il mio nuovo blog con le parole "musica liturgica", ovvero discutendo in questa sede di alcuni aspetti musicali che riguardano la condizione odierna della liturgia rispetto al passato e soprattutto rispetto a chi, come me, fa della musica il proprio lavoro e mestiere e chi, come me, è impegnato nella musica liturgica da decenni e crede ancora nella necessità di poter esprimere "a voce plena" la formazione dalla quale proviene, senza dover sopportare la sciatteria con la quale, a volte, noi musicisti di chiesa siamo costretti a contemplare. Tante volte ci siamo interrogati sul perché cantare nella liturgia; sul perché la solennità liturgica cantata, assume risonanza e profondità maggiore…la risposta è nella storia della liturgia, nella nostra storia. Il canto ha sempre espresso l’identità dell’uomo e di un popolo, nascendo dall’amplificazione della sua voce. Esprimersi con il canto, non è altro che parlare in un altro modo; ricoprire la parola di suono; una parola che è già musica nella sua natura, ma che la musica trasforma in completezza e perfezione. Tutto questo si giustifica in modo assoluto, quando la parola espressa è Parola di Dio. Quindi il canto nella liturgia riveste un ruolo importante perché “L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in canto”(cfr. art.4 Musica sacram - Istruzione del «Consilium» e della Sacra Congregazione dei Riti); sottolineando il ruolo centrale dell’assemblea che canta e partecipa “attivamente” alla liturgia. E’ importante però, capire anche il senso della partecipazione attiva che non è certamente solo quella spontanea e immediata del canto Si educhino inoltre i fedeli a saper innalzare la loro mente a Dio attraverso la partecipazione interiore, mentre ascoltano ciò che i ministri o la «schola» cantano”(cfr. art.15 Musica sacram - Istruzione del «Consilium» e della Sacra Congregazione dei Riti). In conclusione è importante l’educazione dell’assemblea al canto liturgico, che non vive solo di spontaneità esterna, ma può esistere in un’assemblea che ascolta e prega interiormente; auguriamoci, quindi, di vivere il canto del nostro cuore, che loda a Dio più delle nostre labbra. “Ascoltiamo e cantiamo, e la gioia che proviamo all’udire le parole del salmo è già un cantico al nostro Dio. Non cantiamo infatti solamente quando con la voce e le labbra pronunziamo il cantico; anche all’interno sono rivolti gli orecchi di Qualcuno. Cantiamo con la voce per animare noi stessi: cantiamo col cuore per piacere a Lui”(cfr. S.Agostino Enarr.in Ps.147,5.)