lunedì 23 febbraio 2009

Insegnamenti dal passato

"Aborrite gli esempli di chi odia la correzione, perché costei fa come il lampo a chi cammina al buio, spaventa, ma fa lume. E studiate negli errori altrui: Oh gran lezione! Costa poco, insegna molto, da tutti s’impara, e il più ignorante è il più gran Maestro.
La Verità e le Rose hanno le spine,Ma non si punge chi pel fior le coglie."
Pier Francesco Tosi
(parole tratte da "Opinioni de’ cantori antichi e moderni o sieno Osservazioni sopra il canto
figurato" 1723)

mercoledì 11 febbraio 2009

Sapere di non sapere...questo è il problema!

"Allora provai a dimostrargli che credeva di essere sapiente, ma non lo era. Così diventai odioso a lui e a molti dei presenti. allontanandomi, ragionai tra me stesso: di costui sono più sapiente; forse nessuno di noi due sa nulla di bello e di buono, ma costui crede di sapere qualcosa e non sa, mentre io no so e non credo neppure di sapere. Pare dunque che almeno in questa piccola cosa io sia più sapiente di lui: ciò che non so, non credo neppure di saperlo."
(da Platone, Apologia di Socrate)
Il principio che guida Socrate nella ricerca della verità è la coscienza della propria ignoranza, la consapevolezza che il più grande sapere è il "sapere di non sapere". Dalla coscienza di non sapere nasce la necessità di interrogare coloro che dichiarano di sapere. l'intento da cui è mosso è di far giungere anche coloro che hanno fama di essere sapienti alla verità del non sapere. Chi crede di sapere non è nella disposizione di aprirsi e cercare. invece colui che giunge, dopo un percorso difficile e faticoso, alla consapevolezza di non sapere, entra in uno stato di irrequietezza profonda che lo sprona alla ricerca instancabile della verità.
riflessione da un semplice manuale di filosofia

martedì 10 febbraio 2009

Qualcosa di geniale

Per chi non avesse capito cosa può essere un genio a voi:
« Io suono pel miglior musicista della terra. Forse non sarà neppure presente, ma suono come se realmente ci fosse ».
(J. S. Bach)

« È una cosa che ci incute insieme rispetto e commozione, il vedere un simile genio seduto in mezzo ai suoi scolari, spiegare con tanta pazienza il modo di suonare il basso figurato, le regole elementari dell'armonia, o il miglior uso delle dita sul clavicembalo. Noi osserviamo con meraviglia su di lui i risultati del suo stesso metodo, e come in lui si fondessero la più preziosa teoria e la più perfetta esecuzione. E quelle volte in cui spesso si fermava nel bel mezzo dell'insegnamento, buttava da un lato i libri e i metodi, e sedendosi al clavicembalo o all' organo, ci lasciava scorgere i voli del suo genio nell'improvvisazione! Gran Dio, quelle erano ore per le quali val la pena di vivere. Che musica! Avrei voluto rimaner desto tutta la notte (e voi sapete quanta fatica mi costi) per richiamarla alla mia memoria. Sentivo in me un impeto di gioia e un impulso di pianto. Quelle sono ore che nessuno di noi, fino a che non sia fredda salma nella tomba, potrà mai dimenticare ».
(Enrico Gerber, allievo di J. S. Bach)
« In ogni mano avete cinque dita di abilità uguale alle mie, e se le eserciterete con cura, potrete riuscire a suonare come suono io stesso: è questione di applicazione ».
(J. S. Bach)
«Quando le idee sono giuste, l'elaborazione non ha alcuna importanza. (...) Anche nella mia musica strumentale ho sempre l'insieme davanti agli occhi. (...) Quando ho preso coscienza di ciò che voglio, l'idea che ne è a fondamento non mi abbandona mai, cresce, si fa più intensa, io odo e vedo l'immagine in tutta la sua ampiezza, in un unico blocco».
(L. V. Beethoven)
«Quando sono completamente me stesso (...), completamente solo e di buon umore... le mie idee scorrono meglio e con più abbondanza. Da dove e come arrivino, non lo so; e neppure le posso forzare. Trattengo nella memoria le idee che mi piacciono e mi è stato detto che sono solito canticchiarle a labbra chiuse tra me e me».
(W. A Mozart)