mercoledì 4 marzo 2009

I dimenticati (quasi)


Con questa pubblicazione, apro una serie di appuntamenti dedicati ai musicisti della storia ormai dimenticati totalmente o caduti in disuso, o dei quali non si dà più la giusta gloria e immensa grandezza di cui sono stati artefici.
Comincio da colui che per eccellenza ha segnato la storia della musica sacra; colui che ha permesso a noi oggi di pensare ancora al sacro in virtù della bellezza eterea, della intima spiritualità e di cui noi tutti, un pò per moda, un pò per inibizione, spesso ce ne dimentichiamo.


Giovanni Pierluigi (Palestrina, 1525Roma, 2 febbraio 1594) nasce a Palestrina, cittadina nei pressi di Roma, all'epoca parte dello Stato Pontificio.
Svolse la maggior parte della sua carriera a Roma. Le fonti storiche suggeriscono che visitò la città per la prima volta nel 1537, anno in cui risulta nel registro dei coristi della basilica di Santa Maria Maggiore. Studiò con Robin Mallapert e Firmin Lebel.
Per sua sfortuna, un papa successivo, Paolo IV, costrinse alle dimissioni tutti i cantori sposati o che avessero composto opere di musica profana, e Palestrina rientrava in tutte e due le categorie. Dovette dunque abbandonare il Vaticano, ma ottenne immediatamente la direzione musicale di San Giovanni in Laterano (dal 1555) e, successivamente, della Basilica di Santa Maria Maggiore (dal 1561). Rientrò a San Pietro nel 1571.
Nel 1580, alla morte della amata moglie, Lucrezia Gori, ebbe un momento di crisi mistica, chiese e ottenne di prendere i voti. La sua vocazione sfumò comunque presto, perché poco dopo sposò una ricca vedova romana, Virginia Dormoli.
Palestrina fu uno dei pochi e fortunati musicisti della sua epoca a vantare una brillante carriera pubblica. La sua fama venne riconosciuta universalmente dai colleghi del tempo, ed i suoi servigi furono richiesti da diversi dei potenti d'Europa.
Alla sua morte, avvenuta nel 1594, Palestrina venne inumato nella Basilica di San Pietro durante una cerimonia funebre a cui partecipò una gran folla di musicisti e di persone comuni.

Considerazioni sull'artista
Palestrina mostra il carattere che viene associato al genio: pienamente consapevole delle sue capacità e forte della popolarità guadagnata dalle sue composizioni, non fu mai costretto ad accettare incarichi non gratificanti per sopravvivere. Al contrario, seppe farsi ricompensare generosamente da tutti i suoi protettori, tanto che lo Stato Pontificio si trovò costretto ad aumentare continuamente il suo onorario annuo per trattenerlo a Roma, tali e tante furono le proposte che ricevette.
Fu un uomo volitivo, ma con forti impulsi che lo portarono a scelte improvvise ed inaspettate, come le seconde nozze, celebrate dopo aver ricevuto gli ordini religiosi minori. Compositore prolifico, pubblicò molto in vita e le sue opere non conobbero mai l'oblio, ma vennero sempre apprezzate come capolavori della Polifonia.

La sua produzione
Il corpus musicale palestriniano fu scritto prevalentemente a Roma e per Roma soltanto, ad uso principalmente liturgico: per la Messa e l'Ufficio. Una buona parte della sua produzione viene fatta risalire al periodo del suo ultimo incarico nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
L'organico Vocale della cappella vaticana era al tempo più vasto di quello di altre chiese (nel 1594 era composto in tutto da 24 cantori), ma non si adottò l'uso di strumenti, fatta eccezione per l'organo.
Il linguaggio polifonico di Palestrina non si discosta tanto dalla maniera tradizionale dei maestri franco fiamminghi (nordici furono i suoi primi maestri a Roma).
L'arte contrappuntistica di Palestrina si sviluppa soprattutto in direzione dell'intelligibilità delle parole e di una sonorità ordinata in maniera da evitare l'enunciazione simultanea di testi diversi.
Per quanto riguarda l'andamento delle linee melodiche, è evidente l'influsso del canto gregoriano. In questo senso, si può dire che il compositore applica le regole del Concilio di Trento.
Nella grande mole dei mottetti palestriniani spicca tra tutti, per la sua intensa espressività, l'intonazione del salmo 137 Super Flumina Babylonis.
Tra i compositori della cerchia romana che colsero il rigorismo tecnico del contrappunto di Palestrina vanno ricordati il suo discepolo Giovanni Maria Nanino (1543-1607), Francesco Soriano (1548-1621) e Felice Anerio (1560-1614). Per l'alta qualità della sua produzione spicca tra tutti lo spagnolo castigliano Tomás Luis de Victoria (1548-1611).

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