venerdì 15 ottobre 2010

Aforismi

«Io sono un compositore e sono nato per fare il maestro di cappella. Non devo e non posso seppellire in questo modo il mio talento di compositore, quel talento di cui il buon Dio mi ha così generosamente dotato.»


«Ogni tanto ho qualche crisi di malinconia, ma le supero con la massima facilità grazie alle lettere, quelle che scrivo e quelle che ricevo: mi ridanno coraggio. Stia comunque certo che non mi succede mai senza una ragione. Spesso mi chiedo se vale la pena di vivere. Non sono né caldo, né freddo e non trovo piacere in nulla.»

Wolfgang Amadeus Mozart

Meraviglia



...e quel canto meraviglioso invase la sala, entrando nelle anime e nei cuori dei presenti, sino a donare quell'assoluzione eterna che purifica la vita...

Mito



Questo uomo è un mito!
Questo brano è un sogno...
Buona visione

Goduria



Per chi ha dei dubbi sul potere della musica...
Godete!

Nel silenzio

giovedì 14 ottobre 2010

Il tuo sguardo



Non si può descrivere il tuo sguardo,
solo il canto e la pittura possono,
con la loro poesia infinita.

Il tuo sguardo è un santuario di bellezza
dove traspare la luce della terra
dove il tempo non ha confini

Perchè questo tu sei,
meravigliosa creatura,
un amore senza confini...

mercoledì 13 ottobre 2010

Quando non ci sei

Quando non ci sei
il buio della notte inonda come un mare
il mio vivere...

Attendo la notte
per esserne partecipe
ma le tenebre mi impediscono di vederti.

Quando non ci sei
cammino tra i fossi del vuoto
mi arrampico alle catene del dolore.

Perchè senza di te
io non ci sono

Senza il tuo amore
vago senza meta!

giovedì 7 ottobre 2010

Le mie foto

Silenzio

Ascolta il silenzio dentro di me
figlio del mio dolore
fratello del mio vuoto infinito.

Dove sarò in questo immenso deserto?
Dove arriverò da solo alla deriva?
Dove asciugherò il pianto del mio cuore?

Proverò a dormire
pensando di sognarti
e non saranno parole a destarmi

Non saranno gli uccelli del cielo
non sarà musica, nè canto...
ma solo l'infinito silenzio che vive in me
a spegnere i miei passi.

mercoledì 6 ottobre 2010

Fiamme

Mi bruci dentro
come l'ala di un turbine
arroventi la mia vita

Non solo parole
ma fiamme libera il mio cuore
le stesse da sempre.

Libera i pensieri
saranno acqua per la vita
e sale per le fiamme.

martedì 5 ottobre 2010

Ti vedrò arrivare

Un giorno ti vedrò arrivare
nuda e lucente
camminando in quel lungo corridoio
che ci ha visti vicini.

Ci uniremo come due corde
aggrovigliati tra le lenzuola
senza sconti, senza limiti,
con addosso il sale della vita.

Ti vedrò sorridere di me
perchè basta il sorriso
per vincere il buio
per dire amore a tutto.

Un giorno ti vedrò arrivare
immersa in un amore
che ti farà mia
sarà un giorno di festa!

Nel silenzio

Per te che hai acceso il mio essere
e dipinto di azzurro ogni dolore
Per te che hai liberato i miei occhi
e disteso le coperte sulle mie gambe stanche
Per te solo per te...

(cliccare sul titolo)

Tormento

La notte ha divelto la luce
il freddo si beffa del dolore...
Muori anima accesa
nei quattro angoli del cuore
dove tu hai riscritto la mia vita.
Guarda dentro di me
la notte oscura
perché tu possa darmi pace.
Perché tu possa darmi
il respiro con la tua bocca
e l'acqua col suono della tua voce.
Muori anima mia
bruciata dal fuoco dell'amore
Muori! Muori per sempre!

venerdì 25 giugno 2010

Silenzio

Non appartengo a nulla,
non provengo da niente,
non esisto!

Mancano i sogni di un bimbo,
manca il respiro della notte,
manca il senso di uomo libero.

Sofferenza, rancore,
solitudine, desolazione...
Mi hai donato il tuo silenzio!

mercoledì 2 giugno 2010

Se solo potessi...

Se solo potessi vedere i miei occhi stanchi,
se potessi dipingere il mio dolore,
se soltanto per un attimo potessi scrutare la mia anima,
ritroveresti un mondo che ti appartiene
e che ora non vede senza i tuoi occhi!

domenica 11 aprile 2010

Ricordi
































































Al Coro “Florilegium Vocis”

Albania 2007


Cattedrali di civiltà


Le buie onde della notte traghettata

preludono l’altalena di un festival oltremare.


L’alba di palazzi nuvolosi

risuona di polvere mendicante

fuori dal porto.


Il sentiero per gli alloggi

percorre vie sterrate

che attendono asfalto.


Stanze d’albergo essenziale

discutono di igiene e progresso

su corridoi smagnetizzati.


A tavola minestre spezziate

osservano ugole nervose

al respiro di fumo perpetuo.


Uomini magri agli incroci di strade

guardano il passare del tempo incurante

sul tragitto dei concerti.


Cantare inni secolari

purifica gli animi di stranieri invidiati

in acque balcaniche.


Lasciando terra incompiuta

torno a vivere la mia sponda

stendendo panni ripuliti

su fili di benessere.


Ricordando applausi e sacre nenie

bacio l’effigie di San Nicola

e recupero il profumo dei fiori

in cattedrali di civiltà.


Antonio de Michele (Bari, 11 maggio 2007)

mercoledì 7 aprile 2010

Gli occhi di chi ama

Se verrai lungo i margini del tempo
se correrai lungo i confini del mare
se ascolterai ogni attimo di vita
se vivrai per ascoltare la tua anima

Solo allora potrai navigare nel cuore
dentro il cuore di chi vive per amare
dentro il cuore di chi saprà amarti
dentro gl'occhi di chi ti ama.

Meraviglia


















JOHN DONNE

(1573 -1631)

IL BUON GIORNO

Chissà prima d'amarmi che facesti
tu?... ed io.?... Ci nutrivamo sonnolenti
di nostri giochi selvatici, agresti?
Forse nell'antro dei sette dormienti
s'udiva il nostro respiro? Ma questi
questi sono fantastici argomenti:
e ogni bellezza voluttuosa che
io abbia vista, ho sognato di te prima.

Perciò buon giorno, o vigilanti
anime nostre che non si perdonano
estranee viste! Voi formate in quanti
luoghi sostiate una stanza gelosa,
la ferma protezione degli incanti.
E tu lascia alle vele, oh sí, abbandona
altrui di molti mondi la scoperta!

A noi la terra nostra unica e certa
come ognuno ha la sua, rimanga. Vedi?
Traspare in te il mio viso e il molle sguardo
si riflette dai nostri cuori accesi.
Due piú dolci emisferi andrem cercando
di questi, senza Est né nevi? Leggi
sue, fisse ebbe ogni corpo concreato:
se i nostri amori son uno, la sorte
a noi non serba scadimento, morte.

Omaggio ad Alda

Lettere


Rivedo le tue lettere d’amore

Illuminata adesso da un distacco

Senza quasi rancore

L’illusione era forte a sostenerci

Ci reggevamo entrambi negli abbracci

Pregando che durassero gli intenti.

Ci promettevamo il sempre degli amanti

Certi nei nostri spiriti […]

E hai potuto lasciarmi

E hai potuto intuire un’altra luce

Che seguitasse dopo le mie spalle

Mi hai suscitato dalle scarse origini

Con richiami di musica divina

Mi hai resa divergenza di dolore

Spazio per la tua vita di ricerca

Per abitarmi il tempo di un errore

E m’hai lasciato solo le tue lettere

Onde io ribevessi la mia assenza (sospiro)


Vorrei un figlio da te

Che sia una spada lucente

Come un grido d’alta grazia

Che sia pietra

Che sia novello Adamo

Lievito del mio sangue

E che risolva più dolcemente

Questa nostra sete

Ah se t’amo!

Lo grido ad ogni vento

Già mando fiori da ogni stanco ramo

E fiorita son tutta

E di ogni vena vo scerpando il mio lutto

Perché genesi sei della mia carne

Ma il mio cuore è trafitto dall’amore

Ha desiderio di mondarsi in vivo

E perciò dammi un figlio delicato

Un bellissimo vergine viticcio

Da allacciare al mio tronco

E tu possente padre

Tu olmo ricco d’ogni forza antica

Metterai dolci ombre alle mie luci

Alda MERINI


venerdì 2 aprile 2010

"Luce per
illuminare
le genti..."

foto di Michele Cassano

Buona Pasqua
Alba
nella mia città

foto di Michele Cassano

martedì 30 marzo 2010

Poesia e vita (3)

Voglio una solitudine, voglio un silenzio,

una notte di abisso e l’anima inconsutile,

per dimenticarmi che vivo, liberarmi


dalle pareti, da tutto ciò che imprigiona;

attraversare gli indugi, vincere i tempi

pullulanti di intrecci e ostacoli,


infrangere limiti, estinguere mormorii,

lasciar cadere le frivole colonne

di allegorie vagamente erette.


Essere la tua ombra, la tua ombra, soltanto,

e star vedendo e sognando alla tua ombra

l’esistenza dell’amore risuscitata.


Parlare con te attraverso il deserto.


(Cecilia Meireles)


Poesia e vita (2)

SAPRAI CHE T'AMO E CHE NON T'AMO

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

Pablo Neruda


Poesia e vita

La poesía


Cos’altro sei se non la visione della notte?

Tutto il notturno ti appartiene.

Inviti agli splendidi banchetti dei sogni

e alle non meno splendide veglie della realtà.

Viaggi con uomini e donne come se fossi

fiamma degli occhi, bastone di felicità

o la bruma spessa delle aurore.


Per te, madre di dolore, c’è solo gloria e rimpianto,

non c’è mezzogiorno nel tuo diario.

Nient’altro sei, poesia,

che la vetta più alta in cui il folle,

i mortali,

i diseredati dalla sorte e la fortuna,

trovano rifugio.


Tu, la detestata, la lebbrosa, la purulenta,

sei la migliore delle femmine

la madre migliore

la sposa migliore

la sorella migliore

e la più lunga e gioiosa delle notti.


*Harold Alvarado Tenorio*


Invito ai concerti


Vi invito ai miei prossimi concerti:
















25 marzo 2010 - Chiesa S.Pio X - Foggia
"Il Canto della madre"
musiche di Sabino Manzo
testi di Giorgio Mazzanti
Regia Marilena Bertossi


31 marzo 2010 - Chiesa del Purgatorio - Candela (FG)
"Omaggio a Gabriel Faurè"
Coro della Polifonica Barese "Biagio Grimaldi"
Soprano Marialuisa Dituri
Baritono Giuseppe Fieno
Direttore Sabino Manzo




Musica e Pasqua

Non si può concepire lo straordinario evento della Pasqua, separandolo dal concetto più intimo e profondo della musica e del canto. La Pasqua è un canto…un canto liturgico che diventa festa e “Giubilo” nel cuore di chi annuncia il Cristo risorto.

Già la tradizione antica del canto gregoriano, ormai caduta nel totale disuso, ci ha donato delle meraviglie incommensurabili.

Basti pensare al famoso preconio pasquale della liturgia nella veglia, conosciuto anche con il termine “Exsultet”, tra i canti più antichi e meravigliosi della tradizione cristiana. La più antica testimonianza dell’esistenza di questo testo, detto anche “lode o benedizione del cero” pasquale, simbolo della luce di Cristo, risale al 384, quando è menzionato da S.Girolamo in una sua lettera.

Nel medioevo, i copisti fecero degli Exsultet, appartenenti alle diverse aree e ai diversi riti (ambrosiano, mozarabico, beneventano, gallicano), rotoli di pergamena pregiata decorata con meravigliose miniature rappresentanti le immagini del contenuto testuale. Infatti le stesse immagini, disegnate in posizione contraria al testo, aiutavano l’assemblea a comprendere il testo che il Diacono dall’ambone cantava.

La Cattedrale di Bari, ha la fortuna di essere stata testimone di questo evento in epoca medievale con il famoso Rotolo 1 dell’Exsultet, ancora conservato nel Museo Diocesano, unico esemplare al mondo di scrittura musicale neumatica beneventana dell’anno mille.

Ma senza dubbio il canto pasquale per eccellenza è l’Alleluja. Anticamente si cantava in modo solenne e nostalgico, l’ultimo alleluja prima dell’inizio della quaresima, per essere poi omesso dalla liturgia sino al grande alleluja della veglia pasquale, di natura completamente diversa, ricco di fioriture melodiche e di toni festosi ed intensi. Ancora oggi nella nostra liturgia, il Vescovo canta lo stesso alleluja dei suoi predecessori, in un intenso incedere melismatico che porta quasi a perdere la distinzione della parola per dare spazio alle lunghe fioriture.

Ma proprio questo ci fa capire quale differenza enorme esisteva tra il canto sillabico (chiamato accentus) che seguiva perfettamente la sillabazione della parola: ad ogni sillaba un suono, generalmente nei tempi ordinari, ed il canto melismatico (chiamato concentus) nei tempi più intensi dove ad ogni sillaba corrispondevano tanti suoni sino a quasi perdere la cognizione delle sillabe stesse per dare spazio a quello che non si può dire con le parole, ma solo con i suoni e il canto.

Proprio come Sant’Agostino ci insegna nel suo commento al Salmo 32 in cui dice: “Cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non sapere spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Coloro infatti che cantano sia durante la mietitura, sia durante la vendemmia, sia durante qualche lavoro intenso, prima avvertono il piacere, suscitato dalle parole dei canti, ma, in seguito, quando l’emozione cresce, sentono che non possono più esprimerla a parole e allora si sfogano nella sola modulazione delle note. Questo canto lo chiamano giubilo. Il giubilo è la melodia con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l’ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d’altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non cantare? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà il limite delle sillabe”.

Allora l’invito è a cantare questa Pasqua, affinchè il canto possa donare lo “Jubilus” per vivere la luce del Risorto.